Scritti-Politica e società
La nostra Comunità si impegna a produrre nuovo materiale per fornire costanti spunti di riflessione.
Con Paul Celan sullo stato d'animo del presente
di Mario Pezzella
Un vuoto-di-tempo (Zeitlücke) è quando le sue dimensioni tacciono; in un alone di tempo il presente è l’incrocio nell’attimo di vibrazioni che sempre più indistintamente si prorogano dal passato e verso il futuro; vibrazioni in senso quasi musicale, come in un diapason, il cui suono si dilata e si attenua lentamente, prima di spegnersi, intreccio del suono appena udito e attesa di quel che è per venire. Nel vuoto di tempo il presente è un trauma muto. E chi vive in esso subisce una crisi della presenza. Il movimento delle dimensioni temporali si è bloccato in una attonita immobilità, senza memoria, senza speranza. Non esiste più il passato del presente, non esiste più il futuro del presente, perché il trauma ha annullato la presenza.
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Il fascismo, un passo avanti
di Jacques Nassif, traduzione a cura di Giovanni Sias
Per pensare che cosa si deve intendere per «fascismo» nella civiltà odierna, quale asse principale del suo malessere, mi sembra che noi ci si debba situare in un terzo tempo dopo Bataille, il suo più eloquente testimone all’epoca in cui imperversava; dal più anziano Bataille, Jacques Lacan, nel secondo tempo della psicanalisi, si lasciava influenzare senza nominarlo, per incominciare a denunciare alcune derive e conseguenze del discorso capitalista.
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La psicoanalisi al tempo del coronavirus
di Ettore Perrella
La situazione globale determinata dall’epidemia di Covid-19 sta producendo una miriade di brevi testi – alcuni significativi, o almeno onesti, altri confusi e confusionari –, che vengono pubblicati in numerosi siti web. Trovo giusto scrivere per i lettori del sito della Comunità alcune prime considerazioni, non per aumentare la confusione (almeno lo spero), ma per tentare di ridurla.
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Epidemia, democrazia. In che modo un virus ci sta salvando dal populismo
di Ettore Perrella
Il punto rilevante dell’attuale situazione italiana e globale mi pare il seguente: credevamo di vivere in un pianeta totalmente informatizzato e globalizzato, in cui la società, concretamente composta da individui di carne e ossa, sembrava del tutto scomparsa; invece è bastato un invisibile virus per dimostrare che non era vero e che l’informatizzazione delle comunicazioni e del lavoro era soltanto apparente, perché non aveva affatto eliminato quella passione comune, costituita da punizione e da riscatto, che le epidemie hanno sempre dimostrato, con le strabilianti liturgie sociali che hanno imposto nelle più diverse situazioni storiche.
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